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Apple accetta di pagare 318 milioni di euro al fisco italiano

fisco italianoMaestri del turismo fiscale: è stato questo l’impietoso giudizio di La Repubblica su Apple e compagni, che ieri sono giunti all’accordo con il fisco italiano e hanno accettato di pagare 318 milioni di euro, per aver omesso dichiarazione di redditi per circa 880 milioni di euro.

Si tratta di una battaglia campale del fisco italiano nei confronti non solo di Apple, ma anche di tanti altri colossi che fatturano dall’estero pur vendendo in Italia.

Irlandesi per convenienza

La sede delle grandi aziende informatiche statunitensi in Europa è sempre, o quasi, in Irlanda. Si tratta di un paese dove ci sono forme societarie e pressione fiscale particolarmente vantaggiose, che è dunque diventato luogo di elezione assoluto per tutte le multinazionali.

La cosa può funzionare però per Google, che vende principalmente servizi, mentre è estremamente più difficile per Apple, che vende, almeno per la grossa parte, beni fisici e App.

Pagare tutto, pagare sempre

Sembra essere però essere stata questa la politica di Apple, che dopo aver scelto di farsi difendere da fiscalisti di calibro, come l’ex ministro della Giustizia Paola Severino, ha invece deciso di pagare per intero la somma richiesta dal fisco italiano, che ammonta a 318 milioni di euro.

Un passo in avanti, quello di Apple, che potrebbe aprire le porte anche alla riscossione di crediti, da parte del fisco italiano, verso altre aziende del settore, su tutte Google e Amazon.

In attesa di una normativa europea

Il funzionamento del mercato europeo, finché i livelli di tassazione saranno disomogenei, sembra essere una lontanissima chimera, almeno per quei servizi immateriali come AppStore. In molti specialisti chiedono una regolamentazione da parte dell’UE che però ormai tarda ad arrivare. Chi può, ed è grosso abbastanza da farlo, cerca di rimanere in Irlanda, chi invece non può, non è in grado di compiere con chi sta oltremanica.

Staremo a vedere, quello che sappiamo per certo che non è assolutamente possibile procedere così, e che se Apple ha pagato, dovrà toccare anche, prima o poi, agli altri.

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