Apple, azienda dove in molti sognano di lavorare, anche se un’altra tegola si è abbattuta ed ha danneggiato l’immagine di un’azienda che, spesso, si tinge di colori piuttosto scuri.
L’ultima problematica tra i dipendenti di Apple e la casa madre riguarda infatti i controlli ai quali vengono sottoposti gli addetti alle vendite in negozio, che verrebbero perquisiti anche per 10–15 minuti prima di ricevere il permesso ad abbandonare il negozio.
Si tratta di procedure definite da un gruppo di dipendenti come “imbarazzanti e umilianti” e stando a quanto si racconta, questa volta i dipendenti non avrebbero proprio tutti i torti.
Perquisizioni stile carcere
Un piccolissimo oggetto come un iPhone può rendere, sul mercato nero, anche 600€. Si tratta di una somma piuttosto consistente per un dispositivo che si può facilmente infilare in una tasca. Per questo motivo dunque Apple avrebbe messo in opera dei controlli di sicurezza particolarmente stringenti, con i dipendenti che, anche per allontanarsi e andare al bagno, sarebbero sottoposti a perquisizioni degne del peggior carcere.
Un clima di scarsa fiducia che avrebbe portato gli animi ad esasperarsi, con le proteste del personale che sarebbero arrivate addirittura al piano più alto di Apple, ovvero sulla scrivania di Tim Cook.
Qualcosa cambierà
Apple ha avviato un’indagine interna, secondo i più maligni più per evitare il problema di pubbliche relazioni che perché interessata davvero alla condizione dei suoi dipendenti. A rimarcare qualche disattenzione di troppo di Apple per il personale coinvolto nella vendita e nella produzione dei suoi smartphone, ci sarebbe anche la questione mai chiusa di Foxconn, azienda che è ancora oggi la maggior partner di Apple e che per qualche anno è stata descritta come un inferno di suicidi e di posizioni lavorative terribili.
Ci penserà Tim Cook dicono, anche se essendoci in ballo così tanti quattrini, ci sarà la necessità comunque di effettuare controlli sui dipendenti, magari meno stringenti e umilianti.