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Guai per Apple: class action contro il “vintage” programmato

Di mese in mese Apple continua ad aggiornare costantemente la lista dei propri prodotti che raggiungono lo stato “vintage”. Lo stato di prodotti che non vengono più venduti al pubblico o che, raggiunti dagli aggiornamenti che periodicamente vengono rilasciati, non sono più adeguati.

Pochi giorni fa si sono aggiunti a questa lista anche iPhone 5c ed alcuni modelli di iPod che hanno visto arrivare il loro “fine corsa” poichè troppo datati.

Una politica, quella della società americana, che tutti i brand di elettronica mettono in atto per snellire il lavoro degli sviluppatori, che in alcuni casi diventa realmente impossibile. La tecnica è ovviamente usata anche per invogliare all’acquisto di dispositivi più recenti.

I motivi delle lamentele

Fin qui nulla di strano quindi tuttavia gli utenti Apple da tempo si lamentano di un fenomeno che ha preso il nome di obsolescenza programmata.

Ovvero la pratica sleale attraverso la quale iPhone, iPad, Apple Watch ed altri dispositivi vengono volontariamente limitati nelle funzionalità o nelle prestazioni.

Ciò viene attuato grazie a nuovi aggiornamenti che migliorano i dispositivi di punta, ma finiscono per penalizzare il funzionamento di quelli più datati, accelerando il percorso verso la dicitura “vintage”.

La nuova class action contro il “batterygate”

Sono anni ormai, precisamente dal 2017, che le associazioni di tutela dei consumatori stanno portando avanti una guerra contro Apple per il famoso “batterygate”. Lo scandalo che ha visto imputata l’azienda californiana rea di aver limitato via software le prestazioni delle batterie dei vecchi iPhone.

Siamo ora all’ennesima puntata di questo contenzioso e si accusa nuovamente Cupertino di camuffare, sotto forma di un normale malfunzionamento ,un intervento volto a sbarazzarsi di molti dispositivi come gli iPhone di serie 6 e 7.

Nel corso degli anni si sono susseguite denunce, proteste, sentenze e ricorsi in appello che hanno “fruttato” ad Apple multe per un totale di ben 400 milioni di dollari, ma a quanto pare questo non ha scoraggiato la politica aggressiva della casa.

Se questa class action porterà a nuove ammende o rimborsi agli utenti è ancora presto per dirlo, ma la certezza è che l’occhio rimane vigile sull’operato di Apple così come su quello degli altri produttori.

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