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Apple: problemi con la giustizia per i dispositivi crittografati

giudice americano appleApple, dovrebbe essere ormai un fatto noto a tutti, la pensa diversamente. Se le più grandi aziende informatiche del momento (Facebook e Google) fanno soldi sui vostri dati privati, l’azienda di Cupertino dal canto suo ha sempre insistito nel garantire la massima privacy ai propri utenti.

Una scelta difficile, che ha portato spesso anche a problemi di carattere tecnico (vedi il ritardo di Siri rispetto a Cortana o Google Now), ma che sembra essere uno dei pochissimi punti fermi dell’azienda guidata da Tim Cook: non si gioca con i dati privati degli utenti, e gli si garantisce il massimo della privacy possibile.

Una scelta, questa, che ha portato Apple a cozzare con il sistema di giustizia americano più volte, l’ultima soltanto qualche giorno fa. Lo scenario è quello che avremo sentito ripetere 100 milioni di volte: c’è un indagato, ha il telefono bloccato e non ha alcuna intenzione di sbloccarlo per le autorità. I messaggi non possono essere intercettati, e neanche le chiamate su FaceTime. È in una sorte di botte di ferro, una botte di ferro che però non piace affatto ai giudici, che hanno chiesto di nuovo ad Apple di inserire una backdoor nei suoi sistemi per permettere alla polizia e ai giudici di entrare in possesso dei dati conservati nei telefoni in caso di crimini o accuse.

Il gran rifiuto: di nuovo

Apple però non le ha mandate a dire e, ancora una volta, si è rifiutata pubblicamente di fornire questo tipo di supporto al governo statunitense, mettendo a protezione del suo modo di fare le leggi del paese, che non obbligano assolutamente le aziende a “collaborare”.

La privacy degli utenti, conferma Apple, è la priorità dell’azienda, anche se dovesse significare attriti con la giustizia americana, da sempre un po’ impicciona quando si tratta di comunicazioni telematiche.

Si continua dunque con la stessa linea, che pare essere la stessa che l’azienda manterrà anche in EU, dove comunque le autorità sono sicuramente più rispettose di quelle americane, che prediligono invece la sicurezza di fronte al diritto alla privacy nella corrispondenza dei cittadini.

Ben fatto Apple, ci verrebbe da dire, soprattutto alla luce di un mercato dove la moneta principale, ai giorni nostri, sono i dati personali degli utenti.

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